I Genitori devono essere affidabili, non perfetti.
I figli devo essere felici, non farci felici.
(Madre Teresa)
Chi tra tutti i genitori, che ha almeno un figlio in età scolare, non è finito in un gruppo WhatsApp, dove si va incontro a tutto, compiti, gite, avvisi importanti di tutte le attività scolastiche, o altre varie cose?
E sono tanti i genitori che hanno notato, sulla propria pelle e su quella dei loro figli l’effetto disastroso che provocano nella relazione.
Questo tipo di comunicazione, apparentemente molto immediata, in realtà, serve solo ed esclusivamente al genitore che spera di poter tenere il controllo sul proprio figlio, incosciente dell’effetto subdolo dell’innovativo strumento che lavora sula relazione figlio-genitore creando un ragazzino deresponsabilizzato rispetto al proprio compito scolastico e rispetto alla relazione con la propria figura genitoriale.
Proviamo a capirci di più sull’utilizzo di questa innovativa comunicazione.
Il denominatore comune che istituisce la funzione di whatsapp è, nell’immaginario collettivo, l’efficacia e l’immediatezza comunicativa e, ancora prima, l’intenzione di veicolare meglio contenuti, messaggi, informazioni.
Qui nasce il primo equivoco.
Sono notizie importanti che non vengono date da altri strumenti scolastici? A scuola, da sempre, si utilizzano i diari per le comunicazioni strettamente necessarie e gli avvisi rigorosamente firmati dal dirigente scolastico e controfirmati dai genitori. Questo strumenti sono ancora obbligatori e le informazioni importanti, dunque, vengono già date alle famiglie. Le comunicazioni tramite il diario e gli avvisi rimangono un obbligo per le insegnati e una responsabilità per i bambini.
Che tipo di comunicazione transita nei gruppi? Sono informazioni necessarie?
L’utilizzo dei gruppi virtuali rischia invece di deresponsabilizzarli e di svalutare la funzione stessa dell’avviso/diario, dove i bambini finiscono poi per scrivere in maniera incompleta o errata anche i compiti e le richieste di materiali: nulla di grave se il bambino fosse poi invitato a correggere i propri errori ma spesso sono invece i genitori a correre ai ripari.
Si sa, molti genitori utilizzano il gruppo anche per sopperire alle mancanze dei figli ed evitare così il rimprovero della maestra, alimentando un circuito poco sano per i bambini stessi.
Pensandoci bene, questo meccanismo, rincorre pensieri di protezione dei figli dai rimproveri.
Ed è così che i figli devono essere perfetti agli occhi delle insegnanti che lo valutano. Questo comportamento mette in atto un duplice meccanismo malsano: da genitore ho il pieno controllo su mio figlio e a mio figlio creo un’immagine che non gli appartiene e nel quale farà fatica a confermarla negli anni avvenire.
Dimenticando che i bambini hanno bisogno di sbagliare e di comprendere i propri errori anche attraverso i limiti e le assunzioni di responsabilità.Se questa esperienza viene a mancare, non si fa altro che alimentare un processo di crescita parziale, un’autonomia ridotta, la stessa della quale ci si lamenta: mio figlio non è autonomo! Ci devo essere sempre io a pensare a tutto!
Ultimamente si assiste a un fenomeno particolare: alcune scuole consigliano ai genitori un utilizzo responsabile della chat, limitandolo alle comunicazioni strettamente necessarie.
Perché? Che cosa si genera di preoccupante e di dannoso all’interno dei gruppi virtuali?
Spesso si utilizza questo dispositivo con leggerezza, si inseriscono notizie lontane dalle comunicazioni scolastiche, si critica l’insegnante, si esasperano piccole problematiche di ordinaria quotidianità. Ciò alimenta liti, rabbia, rancori e incomprensioni perché i genitori – protetti dalla distanza virtuale, dall’assenza della comunicazione espressiva dei corpi vicini – si permettono di dire ciò che non direbbero in una relazione vis à vis.
Ma proprio l’assenza dei corpi, proprio la mancanza delle interazioni emotive viste ed esperite in una relazione di prossimità, crea un gap comunicativo, una interazione parziale, svuotata di un aspetto umano: l’emozione!
Infatti, ciò che contraddistingue la comunicazione umana autentica, lo scambio tra due persone, è la presenza dei corpi e delle emozioni espresse. Il sentire e il vedere che a un’azione corrisponde una reazione autoregola necessariamente la relazione.
Il valore delle relazioni faccia a faccia rimane insostituibile e è da privilegiare. La presenza fisica limita molte discussioni e equilibra gli scambi comunicativi.
Se sollecitare i genitori ad un uso responsabile dei gruppi virtuali può essere utile ma non sufficiente, uscire dal gruppo non è altrettanto semplice: sappiamo bene che ci si trova, senza neppure essere interpellati, in un gruppo virtuale e spesso ci si sente in dovere di restare.
Allora cosa fare?
Prima di tutto, conoscere bene il funzionamento del dispositivo digitale, comprenderne le dinamiche sottese e cogliere la parzialità comunicativa può aiutare a regolare le emozioni tra i soggetti e può agevolare la differenziazione tra ciò che è del soggetto e ciò che è generato dal dispositivo, limitando equivoci e incomprensioni.
Secondo, poi, spolverare i vecchi tempi, recuperare quella figura genitoriale che aspettava il rientro da scuola dei propri figli per aprire e parlare con loro rispetto alle problematiche scolastiche e alle soddisfazioni emotive che un’intera giornata studio può restituire.
Certo è tutto più complicato e meno immediato: il tempo è più lento, la comunicazione meno diretta, si fa fatica ad arrivare emotivamente al proprio ragazzo ma sedersi accanto a lui e attraversare le sue parole e i suoi silenzi è l’essenza della genitorialità fonte di sviluppo di ragazzi emotivamente sani e di adulti dall’animo sensibile.